Dalla presupposizione al pettegolezzo

Dalla presupposizione al pettegolezzo il passo è breve: il meccanismo è lo stesso, con la differenza che se una presupposizione è uno “stato mentale” di una singola persona il pettegolezzo prevede la partecipazione attiva di almeno due soggetti, solitamente privi di senso critico e compiacenti, che diffondono dicerie e storielleche, complice il passaparola, vengono di volta in volta storpiate e interpretate dalla fantasia e dalla disposizione emotiva del complice di turno. Per smascherare un pettegolezzo basterebbe qualche domanda specifica sulla “fonte”dell’informazione e su eventuali prove a suo sostegno eppure la maggior parte delle persone non se le pone e naturalmente, senza alcuna verifica, si presta alla diffusione delle dicerie.

Sarebbe interessante, afferma -, fondatore del Network -, capire quali bisogni soddisfano i pettegolezzi. Di relazione? Di importanza? Di attenzione? Certo è che non c’è società o istituzione che, a vari livelli, ne sia immune: da quelli leggeri e quasi divertenti a quelli insistenti, ripetitivi e decisamente antipatici.

E se dalla presupposizione al pettegolezzo il passo è breve, ancora più breve talvolta è quello dal pettegolezzo alla diffamazione: si vede quotidianamente in tv e nei giornali come scandali organizzati ad hoc possano demolire la reputazione di persone e organizzazioni. Il rischio è ancora maggiore nel web dove la velocità e l’accesso alle informazioni sono molto più ampie rispetto ai media tradizionali: ecco perché la reputazione di – e la sua tutela sono fondamentali per tutto il network, per la sede e per ogni consulente di viaggi online.

Il problema del pettegolezzo, su qualunque vittima si posi, è che innesca una spirale negativa a prescindere dal modo in cui lo si fronteggia: chi non replica rischia di sembrare colpevole, chi si difende spesso lo fa spettegolando a sua volta.
Ecco perché talvolta l’evoluzione del pettegolo è il bugiardo, ma non sempre fortunatamente le cose vanno così. Un pettegolo, se interrogato opportunamente, capisce sempre di aver abboccato alla classica diceria e di aver contribuito alla sua diffusione; il bugiardo persevera in quanto detto per un proprio scopo, sovente in malafede, fino ad autoconvincersi di quello che racconta e a farlo diventare la sua realtà. Arriva insomma a crearsi due memorie: una reale e una menzognera costantemente alimentata da quello che dice, con la seconda che tende gradualmente a fagocitare la prima. Fino all’inevitabile, devastante crollo del castello di carte costruito.

Insomma, conclude -, se i risultati sono questi, e visto che non portano alcun beneficio a nessuna attività (nemmeno a quella dei consulenti di viaggio online -) meglio fermarsi ben prima dello stadio del pettegolezzo.